La Notte di San Lorenzo
Agosto
2019
Serata di poesia
a cura di Niva Lorenzini
con Michele Dell’Utri, Simone Francia, Diana Manea, Jacopo Trebbi
e i giovani poeti Diletta D’Angelo e Andrea Donaera
immagini Riccardo Frati
regia Claudio Longhi
I versi selezionati quest’anno per il XXXIX anniversario della strage di Ustica toccano il tema del male e del suo possibile riscatto. Il male privato, esistenziale, intanto: gli dà voce, aprendo la via ai poeti che seguiranno, da Ungaretti e Montale a Caproni e oltre, il poeta che trovava dolce navigare nel mare dell’infinito, mentre confessava, nel Canto notturno del pastore errante dell’Asia: “a me la vita è male”. Accanto al male di vivere messo in poesia da Leopardi sta il male che si genera nella storia, nelle sopraffazioni e persecuzioni politiche e razziali, che Primo Levi ha interpretato per tutti nelle pagine di Se questo è un uomo e dei Sommersi e i salvati, la cui eco rintocca ancora nella voce in esilio di Amelia Rosselli. È il male assoluto, irrevocabile, provocato anzitutto dalle guerre, a partire da quella vissuta e raccontata a inizio Novecento dai poeti-soldato della prima guerra mondiale, ad un tempo carnefici e vittime, e approdata poi lungo il secolo a distruzioni immani, all’olocausto, alle bombe nucleari, che la parola dei poeti, da Brecht ai nostri Zanzotto e Sanguineti, si trova spesso insufficiente ad esprimere.
Contro la violenza del potere, gli eccidi razziali, le sofferenze private, le stragi, si leva la voce di riscatto di Elias Canetti. Il suo strenue confronto “contro la morte” è un grido di rivolta che si ribella alla rassegnata accettazione della morte stessa per riaffermare il diritto alla felicità, “che compete alle umane creature, benché esse la deturpino e se la strappino a vicenda”.
Niva Lorenzini
Nella notte di San Lorenzo, davanti al “pianto di stelle” di pascoliana memoria, la riflessione su “quest’atomo opaco del Male” si fa concerto, intrecciando in un’unica partitura voci, musica e immagini. Sullo sfondo di indicibile del Museo per la Memoria di Ustica, l’azione scenica si radica nella poesia, intesa non come semplice slancio consolatorio ma come lucida sintesi di una condizione umana oggettivamente bloccata nella dialettica delle sue aspirazioni, fragilità, utopie, errori.
Claudio Longhi