IOVADOVIA
Luglio
2010
con Silvia Calderoni, Gabriella Rusticali
e la partecipazione di Bilia
regia Enrico Casagrande & Daniela Nicolò
drammaturgia Daniela Nicolò
ambiente ritmico Enrico Casagrande
assistenza alla regia Giorgina Pilozzi
musica dal vivo e fonica Andrea Comandini
direzione tecnica Valeria Foti
produzione Motus in collaborazione con
Festival Théâtre en Mai – Théâtre Dijon Bourgogne – CDN
e Festival delle Colline Torinesi
In IOVADOVIA “l’attrice che interpreta Antigone”, dopo tanta pubblica esposizione, si pone in rivolta verso il “nero” di se stessa, per tentare un’utopica riflessione sulla percezione (e l’azione) artistica. Cerca Tiresia, privato della vista per “aver troppo visto”, fra volti sconosciuti, sul bordo di un lago nero, senza fondo, in una specie di accampamento mobile, come i tanti sorti dal nulla ai margini delle metropoli, costruiti da quelli che hanno perso spazio vitale a seguito “della crisi” o semplicemente hanno deciso di andarevia. Il “luogo oscuro” è condiviso e illuminato dagli sguardi degli spettatori, anche in questo caso immessi nello spazio scenico, testimoni del confronto che qui assume una forma circolare, magica.
La trilogia che Motus dedica ad Antigone si conclude dunque con un contest impossibile: le attrici “giocano” i ruoli d’Antigone e Tiresia in un’atmosfera sospesa, atemporale, sincretica. Anche se nella tragedia non s’incontrano, ci paiono accomunate da una sorta di “sguardo partecipante”, che spinge ad agire, nel caso di Antigone, o a testimoniare – esporsi nel dire e pre-dire – nel caso di Tiresia. I loro sguardi eccessivi sono attratti da quel punto limite che i greci chiamano Ate, un labile confine fra vita e morte, che solo brevemente può essere varcato…