La natura sociale del teatro, che si produce nella comunicazione fra gli individui, è quanto mai affine alla natura sociale della memoria, che mette in relazione il singolo con il gruppo sociale, determinandone l’appartenenza e fondando valori comuni. Inoltre teatro e memoria vivono e si producono in rapporto con il presente, con l’Adesso in cui è importante ricordare quanto non dimenticare.
E NOW è stato il messaggio che Judith Malina, scomparsa il 10 aprile scorso, ci ha lasciato in occasione della sua indimenticabile presenza al Giardino della Memoria, il 10 luglio 2013, quando è venuta per l’ultima volta in Italia proprio grazie alla nostra rassegna. Un imperativo impresso sulla scena dello spettacolo italiano con i Motus, che valeva come monito all’azione, perché, diceva Judith nel suo dialogo con Silvia Calderoni, “La realtà è adesso!”.
Nella scena sociale del Giardino della Memoria abbiamo visto riprodursi di anno in anno uno spazio condiviso, generato dalla partecipazione (altra parola cara a Judith!) degli spettatori, impegnati insieme agli attori a far vivere le memorie e la memoria in un tessuto condiviso di valori e di conoscenza.
Memoria storica e memorie personali dialogheranno anche quest’anno negli spettacoli della rassegna, presentati da artisti di assoluta eccellenza, affiancati da giovani di grande talento e – sorprendente presenza di quest’anno – anche da attori bambini, a ricordarci che la tradizione della ricerca teatrale è tradition de la naissance, come voleva Jacques Copeau.
Due attesi ritorni, quelli di Maria Paiato e di Marco Baliani. In apertura, la grande attrice presenta un monologo di Roberto Bolaño che ci porta nel Messico della sanguinosa repressione militare del 1968, con un racconto che intreccia diversi piani temporali per consegnare alle giovani generazioni la visione di una speranza fondata sui valori della libertà delle arti e della cultura. Il nuovo lavoro di Marco Baliani (seconda data a pochi giorni dal debutto) è dedicato al centenario della Prima Guerra Mondiale vista attraverso i corpi dei soldati in trincea, ridotti a puri ingranaggi di morte.
A seguire, la tradizionale serata con i giovani finalisti del Premio Scenario per Ustica: una storia d’amore costretta alla clandestinità, la voce ritrovata di uno zio con problemi maniaco-depressivi, una piccola compagnia alle prese con uno spettacolo sulla guerra in cui irrompe la realtà, la futuribile condizione dei cittadini europei costretti a emigrare nei nuovi Paesi ricchi, e infine la memoria del 2001 nei suoi risvolti ancora attuali.
Per la prima volta a Bologna la bravissima Arianna Scommegna (Premio Ubu 2014) che porta in scena il racconto di due bambini che diventano grandi partendo dallo stesso cortile nella periferia di Milano.
E, in conclusione, un lavoro che non mancherà di sorprendere: due bambini in scena, Elio ed Emma, che riporteranno gli spettatori alla memoria di un’infanzia non edulcorata né falsamente rassicurante, per rivelare i temi eterni della condizione umana e la dimensione poetica dell’infanzia.
Cristina Valenti