Nell’accadere del teatro i percorsi della memoria intrecciano il presente degli spettatori e si fanno esperienza condivisa.
Il presente del gesto artistico, nell’installazione di christian Boltanski per il Museo per la Memoria, rinnova ad ogni visita il dialogo con il relitto dell’aereo e le sue voci, che resistono nel tempo rinnovando la richiesta di verità in ciascuno.
Resistenza, condivisione e domanda di verità sono le parole chiave della quarta edizione della rassegna “dei teatri, della Memoria”, che coinvolge ancora una volta interpreti d’eccellenza del nuovo teatro italiano, in un itinerario che attraversa paesaggi e spazi temporali diversi per accendere la medesima urgenza di memoria come impegno nel presente.
Ai più giovani è affidata significativamente la doppia serata di apertura: la coppia carullo-Minasi, vincitrice dell’ultima edizione del Premio scenario per ustica, raccoglie il testimone di Marta cuscunà, che l’edizione precedente del concorso ha rivelato sulla scena nazionale. Il filo è quello della resistenza, per una pienezza di vita da conquistare oltre i limiti personali e le imposizioni sociali, che si tratti della gabbia di protezione che costringe i più deboli nella società attuale, o della monacazione forzata imposta alle donne nell’Italia del cinquecento. nell’evento esclusivo presentato dalla compagnia della Fortezza il tema della resistenza assume il carattere della sfida lanciata dal giovane poeta contro il destino che gli è imposto:
Mercuzio non vuole morire si fa metafora di una battaglia che richiede un coinvolgimento collettivo, per un futuro in cui i giovani non soccombano ai vecchi, e la poesia, l’arte, la cultura possano prefigurare un mondo migliore.
Marco Martinelli raccoglie le trame infrante delle storie che egli stesso ha ascoltato a Mazara del vallo per ritesserle in un flusso inarrestabile di numeri e immagini che ricostruisce la tragedia dei migranti nel canale di sicilia in una ragioneria dell’orrore che interroga le responsabilità di tutti.
È laura curino a presentare lo spettacolo di culto di quest’anno: il lavoro su olivetti, dopo aver raccontato, una quindicina di anni fa, il declino del sogno urbanistico e industriale di Ivrea, continua oggi, con un impatto persino maggiore, a sollecitare la memoria di una civiltà del lavoro in fabbrica che ha dimostrato di potersi realizzare in termini di salute, cultura, redditività.
virgilio sieni presenta un progetto originale di “danze in memoria” create espressamente per questa occasione. Il coreografo e danzatore, che l’anno scorso si è aggiudicato il Premio ubu speciale e il Premio lo straniero, porta sul palcoscenico una serie di duetti improvvisati che scaturiscono da altrettanti incontri con alcuni partigiani e famigliari delle vittime della tragedia di ustica.
Infine Massimiliano speziani racconta alcune storie di giusti contenute nei libri di gabriele nissim, a partire dall’assunto che il dovere di ricordare è legato alla necessità che gli orrori del passato non cadano nell’oblio, avendo sempre presente la potenzialità dell’uomo di commettere il male.
Frammenti di storie, immagini, invenzioni che non mancheranno di rifrangersi, ancora una volta, nello spazio di partecipazione attiva che abbiamo visto rinascere ogni anno fra palco e platea, nella più ampia scena del giardino.
Cristina Valenti